Povera Siena. Per qualche tempo, forse appena qualche attimo, c’ha anche creduto che qualcosa potesse cambiare, che la giustizia potesse chiedere conto ai protagonisti del groviglio, che i senesi potessero prendere in mano le redini della loro città.
Giusto qualche attimo, poi i senesi sono tornati ad aspettare che tutto tornasse come prima, immobili e disposti a chinare di nuovo il capo ed omaggiare chi fosse in grado di spargere qualche briciola.
I senesi non sono riusciti a riprendere in mano le redini della loro città, e così tornano a diventare protagonisti coloro che ce l’hanno fatta (ad usarla, abusarla e farla franca).
Cara Susanna,
hai ragione: «nulla può cambiare in una città che tace»! E se qualcuno parla, la risposta dei senesi (espressa o pensata è irrilevante) è sempre la stessa: «ma che ne sa lui che non è nato sulle lastre»!
Un caro saluto
Giovanni Grasso
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