Domani non voglio leggere comunicati ufficiali che parlino del successo dello street food Strade Gialle. Perchè se qualcuno avesse il coraggio di scrivere una cosa del genere vi starebbe dicendo una enorme bugia.
E, avverto subito gli appassionati del “è tutta colpa del sindaco”, questa volta non è proprio colpa dell’amministrazione. E nemmeno dei senesi sempre restii a partecipare. E nemmeno della temperatura, mite e piacevole.
Questa volta la colpa è di chi alla manifestazione ha aderito e poi si è comportato “alla senese”, rendendo tutto un bluff pazzesco: i ristoratori.
L’iniziativa, promossa da Confesercenti e Confcommercio e con il patrocinio del Comune di Siena, era di quelle da applauso: finalmente una serata piacevole, a spasso per le strade della città, a scoprire gusti e sapori, coinvolgendo le attività che così spesso accusano di non far nulla che porti loro introiti.
Nella mappa trenta attività, ognuna con una propria specialità da assaggiare con cartoccio da asporto. Inizio ore 18, in una città strapiena di gente, con bambini mascherati, famiglie al completo con antenne da diavoli, gruppi di ragazzi con i volti dipinti e tanti turisti. C’era da aspettarsi la città trasformata in un’elegante fiera, ovunque luci, banchetti e friggitrici.
Ma dello street food a quell’ora non esiste traccia. E vabbè, sarà presto, ma arrivano le 20 e di banchini nemmeno l’ombra.
Bene, mi sono fatta tutta la città in lungo e largo e più che la delusione è stata la rabbia a spingermi avanti. L’Osteria Babazuf il banchetto ce l’ha, ed anche a tema e divertente. Anche il Morbidi, per il Corso, ha fatto le cose per bene e offre addirittura più pietanze di quelle promesse. Il banchino del lampredotto de Il Sasso in via dei Rossi viene praticamente saccheggiato in poco tempo, e si rimedia con fantasie di affettati e sorrisi. L’assessore Sonia Pallai assicura di aver mangiato una zuppa al Gallo Nero, Marione al Cane e Gatto accoglie con un sorriso, ma per mangiare ottime mozzarelline fritte alla Sosta di Violante sono dovuta entrare e chiedere, cosa che hanno fatto una ventina di altre persone, prima che le ordinazioni degli ospiti ai tavoli prendessero il sopravvento e la preparazione di mozzarelline cessasse.
Per il resto il nulla, anzi peggio. Le tante persone che si aggiravano con volantini in mano a caccia di piatti, in più occasioni sono state trattate anche malamente. In Camollia qualcuno, entrando in un ristorante segnalato nella mappa, si è sentito dire che non potevano perdere tempo con i pici da asporto. L’acquolina in bocca per i bomboloni caldi è stato detto che andava rinviata a dopo le 22. L’aria elegante e assolutamente Street di un locale non invogliava certo ad entrare a chiedere un cartoccio di polpo all’inferno e in un’osteria un tavolo abbandonato e senza nulla eccetto un foglietto spillato davanti, non dava a intendere che la ribollita fosse lì pronta per il degustatore di passaggio.
Insomma, dei trenta ristoratori che dovevano vendere cibo da asporto per strada, appena una decina si erano organizzati in tal senso, e gli altri venti erano chiaramente scocciati dalle richieste di clienti dello Street Food trattati come questuanti.
Sono tornata a casa e mi sono fatta un piatto di pasta.
Carissimi ristoratori qualcuno si è sbattuto per inventare una iniziativa per voi, qualcuno vi ha chiesto l’adesione, voi l’avete data e l’avete (e ci avete) preso per le mele. Sono stati spesi dei soldi per stampare volantini e per fare pubblicità.
La prossima volta, quando vi lamentate di qualcosa, non vi stupite se la risposta sarà la stessa che voi avete dato alla città.